Se in me
potesse entrare di straforo
la chioma sua
di certo si trasmuterebbe
la tinta del mio sangue in quella
d’oro
Le rondini
in deliziose cappe di raso nero
dattilografavano il risveglio
dettato dall’aurora
Grande delizia
osservare quel treno sbuffante
salire i gradini traversini
raggiungere la bocca del tunnel
che se lo succhia come liquerizia
Dalla superba
chioma dell’acacia
ravviata dal pettine del vento
graziosamente sfuggivano
riccioli di passeri cantori
Stazione
vidi la tettoia arcuata
quale bocca di gitana
allontanare un sigaro fumante
di treno in partenza
riaccostando alle labbra
il diretto in arrivo
finché sputò lontano
l’ultimo mozzicone
di in vagone merci
(Farfa)
Una poesia di Sandro Penna:
L’insonnia delle rondini. L’amico
quieto a salutarmi alla stazione.