Anni fa mi ritrovai a parlare, alla fine della presentazione di un libro, con un gruppetto di persone a loro modo “originali”: Valerio Morucci, Adriana Faranda, Francesca Mambro, Giusva Fioravanti, tutti terroristi rossi e neri che avevano sulle spalle svariate condanne per omicidio. Il volume che era stato presentato riguardava la storia degli “anni di piombo”. Ad un certo punto provai una strana sensazione di disagio, d’imbarazzo, mi sentivo un intruso, uno che poi non aveva fatto nulla d’importante, perché mi rendevo conto che tra quelle persone, tutti miei coetanei, ero l’unico che non aveva mai ammazzato nessuno.