Stamattina mi sono svegliato di buon umore. Ho riposato bene, Poi è arrivato un elogio e un incoraggiamento da un amico, e questo mi basta: ieri sera pensavo che fosse una vera pazzia scrivere per pochissime persone e invece va bene così, anzi meglio, almeno per adesso, mi fa stare tranquillo. Internet è pieno di coglioni, ci può essere quello che polemizza, insulta. Invece me ne posso stare buono e tranquillo, pensando che posso scrivere anche per quella persona che cura le piante dell’eroe iraniano. Non la conosco e non lo conoscerò mai, e perciò non leggerà mai quello che scrivo. forse, Ecco il pubblico che preferisco: fatto di persone invisibili, di pochissimi, di lettori potenziali, probabilmente inesistenti.
Si vive bene in questo condominio costruito da Belisario o da un costruttore simile a lui nelle scelte architettoniche da vero palazzinaro: cemento armato a più non posso e linee squadrate da quadro di Mondrian. Soprattutto adesso, in agosto. Silenzio assoluto. Non si capisce se sono tutti morti, o dormono, o guardano la televisione (no, quella non la vede più nessuno). Ogni tanto esco fuori di casa per una passeggiatina, per fare la spesa, nella desolazione tipica di questo periodo estivo, nel caldo insopportabile, nella desolazione dei negozi chiusi per ferie, incontrando turisti sudaticci che non si capisce cosa ci vengano a fare a Montesacro… Ma non rimpiango affatto la casa di Val Melania dove ho abitato alcuni anni. Certo, stare in quel quartiere mi ha insegnato molto. Ad esempio, ora so tutto sul riciclaggio di denaro sporco. È un gioco da ragazzi. Ora anche Val Melania non è più quella di una volta, ci sono tante persone normalissime ma ancora si possono incontrare i vecchi boss della malavita che mi hanno spiegato tante cose e soprattutto raccontato i bei tempi andati… Eh, bei tempi davvero… Un giorno mi presentarono uno che aveva partecipato alla famosa rocambolesca evasione con elicottero dal carcere di Rebibbia, qualcuno dei miei lettori ricorda l’episodio? Il 23 novembre del 1986 alcuni malavitosi rubarono un elicottero all’aeroporto dell’Urbe sulla Salaria e scesero con questo sul campo di calcio del carcere. Così un paio di detenuti salirono sull’elicottero che indisturbato se ne andò volando via come una farfalla gigante verso la libertà. Certo, ora sono cose che non si possono più fare, mi diceva il vecchio boss, troppe tecnologia, allarmi eccetera, e poi i giovani sono tutti dei rincoglioniti, ha detto. Eh sì, questo è vero, ho detto io.
Qui invece famigliole coi bambini, impiegati, commercialisti, “brava gente” diciamo. Che non farebbe mai evadere qualcuno da un carcere con l’elicottero. Ma soprattutto un silenzio meraviglioso, anche se a tratti inquietante.
Invece a Val Melania… (Vi prego, miei lettori, fatemi indugiare un poco in questi amabili ricordi…). Innanzitutto non potrò mai dimenticare le campane registrate della chiesa di Val Melaina. Una cosa falsa, un suono veramente orrendo, che induce alla bestemmia o quanto meno all’ateismo. Tra l’altro, verso sera, quando parte la registrazione ad altissimo volume, alle otto in punto (che tra l’altro non si capisce cosa significhi perché non è l’ora del Vespro), non si sente il din don delle campane ma il ritornello di una melodia banale, una litania sacra recente. Perché non registrare le note della Salve Regina? Se non dovere fare una cosa brutta, almeno rendetela un pochettino meno brutta, no?
Però se uno si trova verso le sei di pomeriggio a Villa Borghese può ascoltare, in quello stesso momento, magari durante uno di quei meravigliosi tramonti romani, le stupende campane del Centro della città, quelle di Trinità dei Monti e le altre lungo le vie adiacenti, che riavvicinerebbero a Dio anche il più miscredente e ateo e bestemmiatore uomo del mondo.
È una questione di soldi, di ceto sociale, ovviamente. Col cavolo che se le beccano le campane finte gli abitanti della Roma vera. Queste sono cose da periferia, per i poveracci. Che poi, sai che gli frega a quelli di Val Melaina delle campane, che ancora suonano registrate! Io li conosco. Io ci ho abitato a Val Melaina!
Devo dire che alcuni amici pensano che per me andare ad abitare a Val Melaina sia stata conseguenza di scarsa agiatezza economica. Nulla di più sbagliato. Io volevo conoscere il popolo, sentirne l’odore, per così dire (e in effetti, qualche volta in ascensore quell’odore si sentiva…). Non volevo essere come quegli snob dei Parioli e di quartieri simili, che sono “di sinistra”, e magari comunisti, a parole. Loro il popolo lo amano ma da lontano, e posso capirli. Io invece amo davvero il popolo, e il popolo mi ama, oppure mi amerà, ne sono sicuro.
E poi, verso sera, si aggiungeva lo straziante blues del suonatore di strada all’uscita della metropolitana di via Scarpanto. Forse soltanto a New Orleans e lungo il Mississippi si ascolta una musica del genere.
Ad un certo punto ecco le campane. Campane registrate e blues, un binomio sorprendente, inaudito, stravolgente, che potrebbe ammazzarti, che solo gli abitanti di quel quartiere possono vivere. Gli altri possono soltanto immaginarlo da lontano, possibilmente da molto lontano.