4 ottobre 2024

da | 4 Ott 2024 | Diario del re del bosco

 

Sul mio taccuino la splendida necessità,

La guerra felice concessa dal mio dio.

La vita scorre lietamente o dolorosamente,

Non importa: si tratta di messaggi ai solitari,

Ai pazzi veri, ai malinconici di professione.

La vita è senza meta, ma le parole ci guidano

O ci liquidano nel buio, nella luce, nel peccato:

Purissime azzurre sillabe che ci portano lontano,

Molto lontano, per renderci imprendibili.

 

 

 

 

Il grande castigo, il supremo sacrificio,

Il danno più grande subìto,

Che piaga l’anima fino al delirio,

Chi lo potrà cancellare, chi lo potrà riscattare

In questo vicolo cieco?

Il mondo è circondato dai canti:

Cantano le madri dei figli assassinati,

Cantano quelli che li hanno ammazzati…

Cantano insieme, madri e assassini,

Ma chi risponderà al richiamo?

Gli angeli accordano le loro arpe segrete:

Il mondo, infatti, viene cullato dai canti.

E questa ninna nanna

Forse salva il nostro pianeta infame.

Gli assassini, le madri, trovano pace

Nella lunghissima nota che nasce dal pianto.

 

 

Giubileo, un modo per fare soldi di questa Chiesa Cattolica in cui c’è tutto e il contrario di tutto. L’indulgenza plenaria si concede a chi viene a Roma, e che so’ scemi? Devono venire a Roma, a portare un po’ di soldi, sennò niente indulgenza. Solo per gravi impedimenti si può rimanere a casa e ottenerla. Ma per quali peccati si deve chiedere perdono in occasione del Giubileo? Non c’è già la Confessione, i vari Sacramenti, la Messa, tutti i giorni e tutto l’anno?

Ma la preghiera alla Vergine Maria non va perduta. Perché rivolgendosi a Maria si parla alla Madre, e la Madre, che forse si è incarnata in quella giovanissima di Nazareth, si manifesta in tantissime forme. Basti pensare alle molteplici divinità femminili dell’induismo: Pārvatī, Durgā, Sarasvatī, Lakṣmī e addirittura Kāli, che sembrerebbe quella meno materna di tutte. Invece, se si riesce ad andare in certi villaggi indiani, si vedranno templi con una Kāli materna, la più materna delle madri, perché lei e le altre non sono altro che figure femminili della Grande Madre. Ce lo ha insegnato il santo dei santi: Sri Ramakrishna Paramahamsa.

 

Una persona, a cui tengo molto, ha letto La piccola dea, interamente. Questo il suo giudizio:

“Carissimo Roberto, ho letto tutto e anche se tu mi dici sempre di non fare commenti, ti dico solo che sono parole divine. Un dio, una dea ti ha soffiato nell’orecchio per dirle”.

Mina