DIALOGHI IMPREVEDIBILI, quarta parte
Tra il prete e la chiesa.
«Io non credo più ma che posso fare adesso? Quello che è rimasto è l’amore per la Vergine Maria. La venero e le chiedo benedizioni. L’amore è come la fede? Ma la mia ragione si rifiuta di accettare i dogmi della religione. Dio, Spirito Santo, il Figlio, l’Eucarestia, sono parole a cui non riesco più a dare significato. Servo la Messa senza crederci. Questo è il peccato peggiore. Dovrei un giorno, dopo avere celebrato l’ultima Messa della giornata, dire ai fedeli: “Andate in pace ma prima voglio dirvi che questa è l’ultima volta che mi vedete. Vado via perché non posso continuare così. Non sarò più prete, non sarò più niente. Non so come vivrò. Ma non posso continuare a vivere nella menzogna”.
Non avrò mai il coraggio di farlo. Aprirò come ogni mattina il portone della chiesa e la sera lo chiuderò.
Ora è il momento di chiudere. Sono le otto di sera. Mi siedo sui gradini della chiesa. Mi appoggio con la schiena al portone. Ti chiedo di sostenermi come fossi cosa viva, tu che sei stata basilica del mio cuore, la cattedrale della mia anima».