Basta incontrare un amico, al bar di Val Melaina, per passare in pochi minuti dai pensieri peggiori alla spensieratezza. Angelo. Lui sapeva già da tempo di questa storia delle piantine dell’iraniano e della persona misteriosa che le innaffia, alternandosi con me, e che io non ho mai conosciuto. E questa cosa va avanti da mesi.
Angelo mi provoca, dice che sotto sotto io immagino (spero) che si tratti di una ragazza bellissima, giovanissima. Scherzando, io protesto, nego con fermezza, però in effetti…
Chiaro che è una ragazza. Sui venticinque anni, diciamo, non di più. Altezza: 1,65. Corpo molto formoso e un seno abbondante (almeno quarta misura di reggiseno). Non parliamo poi delle meravigliose gambe e degli occhi grandi, verdi e dei lunghi riccioli neri che scivolano sulle spalle… Ovviamente fa caldo e perciò lei indossa un vestito di tessuto leggero, quasi trasparante, cortissimo, con davanti due bretelline che reggono a malapena i voluminosi seni.
Non mi stupisce affatto che una ragazza del genere riveli una sensibilità tanto forte. Bisogna disdegnare i pregiudizi sulla bellezza delle donne, che tanti giudicano in contrasto con le qualità intellettuali. Tutti i giorni va lì a innaffiare le piantine dell’eroe iraniano, perché oltre che sensibile è dotata di un certo spessore morale che le fa amare le persone coraggiose, che sono capaci di sacrificare la propria vita in nome della libertà contro le dittature di ogni genere.
Certo, i suoi studi a Oxford in filologia romanza l’hanno anche educata alla disciplina necessaria per affrontare un tale impegno. La sua tesi di laurea sulle venti carte autografe di Petrarca conservate nel Codice Vaticano latino 1196, ha destato un grande interesse nella comunità internazionale dei filologi.
Come conosco tutto ciò? Be’, certo, un pochino d’immaginazione, lo ammetto, contribuisce a formare questo quadro, ma io intuisco che molto di ciò che dico corrisponde esattamente alla realtà. Ma certo, non può essere altrimenti! Poi voglio vedere la faccia di Angelo quando porterò la ragazza al bar di Val Melaina per fargliela conoscere!
Molto felice sono stato per le parole lusinghiere sul Diario che ha scritto Cristina, la moglie di Giovanni, il fratello della mia Teresa. Ho il privilegio di conoscere per nome tutti i miei lettori… pochi ma buonissimi!
Mi dispiace per Emanuele che ancora non si è fatto vivo, e per altri due amici… Se qualcosa non è di loro gradimento, che importa? Spero di vederli presto e di ridere insieme di tutte le cose che scriviamo, non dobbiamo prenderci troppo sul serio! Per me da oggi vale quello che disse il grande Henry Miller in Primavera nera: «Sempre felice e contento! È il mio motto».
Io non rileggo le pagine del Diario, voglio scrivere a ruota libera. Scrivo di mattina, poi rileggo nel pomeriggio e poi pubblicare sul sito. (Solo nel caso di quelle note su Proust e Hugo mi sono dovuto impegnare di più, ma erano questioni piuttosto complesse, ma avevo anche degli appunti di qualche tempo fa, che hanno agevolato il lavoro). Ma ricordo di essere stato molto polemico col premio Strega e soprattutto con i “colleghi” che girano attorno a quel premio, definendoli se ricordo bene “scrittori mediocri” o cosa del genere. Chiedo scusa, era agosto, sono stato cattivello, sicuramente tra loro ci sono persone di un certo valore, però qualche dubbio mi è venuto qualche giorno fa sfogliando un paio di libri della cinquina finalista del premio di quest’anno… Mah, che vi devo dire, ognuno ha i suoi gusti, si dice così, no? E magari ho beccato proprio i peggiori mentre gli altri tre sono autentici capolavori, possibilissimo. Come è possibile che la persona che va a innaffiare le piantine dell’iraniano sia una ragazza bellissime. Improbabile ma possibile, perché no?
E poi prendersela con il premio Strega è come sparare sulla Crove Rossa. Ma poi, perché ne parlo? Che fanno di male quelle persone? Si cerca di vendere qualche libro… Certo, Sandro Penna, per dirne una, al premio Strega non venne mai invitato. E se fosse in vita una specie di Arthur Rimbaud, pensate che lo inviterebbero? Certo lui non ci andrebbe, e se ci andasse combinerebbe un sacco di guai…
Gli scrittori, gli artisti di grande valore sono spesso emarginati. È qualcosa che è capitata tante volte. Lasciamo stare gli esempi soliti, Van Gogh, Dino Campana, ma io ho conosciuto personalmente dei grandi scrittori che avrebbero meritato di maggiori riconoscimenti o che sono stati totalmente ignorati dall’ambiente letterario: Margherita Guidacci, Giangranco Palmery, Marello Landi….
Ognuno vede le cose e le persone a modo suo, è vera questa considerazione banalissima. Ricordo quando portai un amico a trovare Marcello Landi, che pochi conoscono. Io lo vedevo come il poeta veggente, l’albatros di Baudelaire, deriso e umiliato, che inciampa nei tranelli della vita. La loro videro solo un pensionato delle poste con problemi mentali, un povero pazzo.
Chi aveva ragione, io o il mio amico?