29 dicembre 2024

da | 29 Dic 2024 | Diario del re del bosco

 

Quel giorno è sepolto sotto la massa oscura di tutti quei tristi ricordi che voglio assolutamente scansare e disperdere. Eccolo com’è, senza lungaggini e artifici retorici e reticenze. La semplicità sarà la mia forza.

L’adolescenza si apre di colpo, come un’anguria matura spaccata da un coltello, e lascia intravedere il rosso nutrimento… Le Dolomiti. Un lago in mezzo ai picchi nel cielo immenso e azzurro. Sulla riva alcuni giovani che hanno appena fatto amicizia. Il sottoscritto, taciturno. Angela, la ragazza di Torino, carina, allegra, spensierata. Giovanni, il suo amico o fidanzato.

Angela mi dice: «Perché non racconti nulla? Puoi fidarti di noi». Si parlava di sogni ad occhi aperti.

Io rispondo: «Va bene, sì, voglio esservi amico. Vi sento vicini. Io mio sogno era di stare in un posto bello come questo in compagnia di amici. Il mio sogno è molto simile a questo nostro incontro in questo preciso momento».

«Stai attento, però» avverte Giovanni. «Le cose svaniscono in fretta. Ti abbiamo detto di fidarti di noi, non del Tempo»

«Lo so, lo so… Ma non me ne importa. Sento che sono tutto intero, indistruttibile lungo quei sentieri che ci portano lassù, in cima al futuro, fino al giorno in cui ricorderò di te, Angela, questo lago e di Giovanni che ora sta lì, a pochi metri, sulla riva, e ditro di lui il verde della vallata e delle montagne intorno».

«Sei proprio sicuro che mi ricorderai?» domanda Angela.

Te lo giuro. Ancora trascorrono le cose, gli anni, ma vedi? Parlo ancora di te e di quella mattina in riva al lago di Cima d’Asta, sulla catena del Lagorai, sopra la Val di Fiemme.

Poi andiamo più in alto, proseguiamo la nostra escursione. Ci aspetta il tratto più difficile. Giovanni quasi scivola in un burrone… No, tutto bene, proseguiamo fino al rifugio Brentari. Ci godiamo il panorama. Al tramonto siamo già in albergo, sotto la doccia.

Prima di andare a dormire, Angela mi prende la mano, furtivamente, per non farsi vedere dal suo amico o fidanzato. Io non capisco cosa dovrei fare e dire, e non lo capisco ancora dopo tanto tempo.

Il giorno dopo prendo la corriera per Bolzano. Da lì a Roma, col treno delle undici.