Mentre torno a casa, prima d’infilarmi nel portone, mi scanso per dare la precedenza a due signore anziane che stanno entrando in quello stesso momento. Perciò ascolto ciò che stanno dicendo. Anzi è una sola che parla. Dice all’altra: «Ma tu non hai capito! La besciamella la devi mette sotto, e sinnò la lasagnetta non te viene bene!».
Questo fatto della besciamella ha ristabilito tutto, ha rimesso a posto l’intero universo che mi sembrava fuori quadro. Imminenti guerre nucleari, crisi economica, sociale, politica, omicidi, stragi, malattie, disperazione, depressione, psicosi. Tutto azzerato. C’è qualcosa che è inspiegabile. Il fatto pure e semplice che due signore pensino alla besciamella dentro questo bordello a cielo aperto che è il mondo e specialmente l’Italia, vuol dire che, se ci pensano, nulla di grave sta accadendo e tutto scorre come al solito. Il Male trionfa, continuerà a trionfare, come sempre, ma la besciamella conserverà per quelle due signore e per me e per tutti e per l’universo intero un punto di riferimento che nulla potrà cancellare. Se esiste la besciamella da mettere nel forno sotto la lasagna, allora possiamo essere salvi, e non c’è nulla d’importante che dobbiamo fare e pensare e tantomeno scrivere.
La stupidità di certi editori, o meglio, lo stupido ostinarsi a vendere i libri usando i metodi peggiori. Nell’ultima edizione del Tropico del Capricorno di Henry Miller hanno messo in copertina due bei capezzoli sotto il titolo per dare l’idea che l’autore parla di sesso e dunque lo si può comprare almeno per curiosità. È un inganno, perché Miller usa il sesso come lo usava Moravia, come chiavistello per tirare fuori un poco di verità dal fondo della realtà cosiddetta. È un equivoco, questo di Miller e del sesso, in cui sono caduti tanti lettori più superficiali, e anche critici. Alla Feltrinelli non sono così ignoranti, ma impongono i capezzoli per racimolare qualche lettore in più.
Dunque rettifico: non sono stupidi quelli della Feltrinelli, sono dei paraculi furboni, ma un po’ sempliciotti, in fondo, perché quel meraviglioso libro si potrebbe vendere in mille altri modi.
Il ritorno
Non alla casa, al castro, al campo
di battaglia ritorno – ai fragori e agli affronti
d’una guerra che si combatte ogni giorno
per le strade e tra le mie stesse
mura – aperte precarie non più riparate:
spalancata, clamorosa clausura!
Dentro o fuori, è guerra – oh mia camera
di tortura: strepiti spari e spurie
voci umane, asme infiammate, smanie:
è il quartier generale delle Furie…
Questo è il nostro asilo, mia solitaria
musa amante del silenzio e dell’ombra,
dovremo starcene qui, sotto tiro,
come all’aperto, esposti a tutti i colpi,
al crocevia degli schianti e degli scoppi.
(Gianfranco Palmery)