«Dopo aver camminato mezza giornata arrivarono a una citta che aveva nome «Acchiappa-citrulli». Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strda popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall’appetito, di pecore tosate, che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta che chiedevano l’elemosina di un chicco di granoturco, di grosse farfalle, che non potevano più volare, perché avevano vendute le loto bellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e di fagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillante penne d’oro e d’argento, ormai perdute per sempre.
In mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi passavano di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche volpe, o qualche gazza ladra o qualche uccellaccio di rapina».
Collodi, Le avventure di Pinocchio, cap. XVIII (epigrafe del libro di Ernesto Rossi intitolato Borse e borsaioli, Laterza1961).