24 dicembre 2024

da | 24 Dic 2024 | Diario del re del bosco

 

«L’autunno (Sharat) è una delle migliori stagioni in India. Il sole è in viaggio verso sud e quando i suoi raggi infuocati iniziano a piegarsi, il subcontinente si sente liberato dal caldo soffocante dei mesi estivi. Il monsone ha infuso nuova vita agli alberi, ai cespugli, ai rampicanti, alle erbe, all’erba, ai muschi e ai licheni, e Gaia, la dea della terra, è esposta nei suoi abiti verdastri riccamente ricamati con una vegetazione lussureggiante tutt’intorno. Nelle città si respira un’aria di abbondanza e di pace. I fienili sono pieni di grano appena raccolto, i campi offrono ampi spazi aperti con il bestiame che pascola qua e là, e lungo i bordi dei campi si possono vedere filari di kashphul (erba alta simile all’erba) con le loro creste bianche e piumate lillà che ondeggiano trionfalmente nella brezza. In alto, il cielo è di un azzurro intenso, con qualche nuvola bianca che naviga pigramente verso una destinazione sconosciuta. Una sorta di silenzio mistico permea l’aria, rotto solo dalle risate dei bambini che giocano da un posto all’altro. È come se la Natura si fosse preparata all’avvento della Divina Madre. Quale stagione, infatti, se non l’autunno, è migliore per accogliere la Divina Madre? E Durga Puja (adorazione di Madre Durga) riguarda l’arrivo della Madre Divina. L’adorazione della Divina Madre è una delle forme di culto più antiche conosciute dall’umanità. Nella preistoria Dio era adorato come Madre Divina in tutto il mondo. Testimonianze del culto della Madre sono state rinvenute in diversi luoghi d’Europa, America, Africa e Asia. Ma è solo in India che il culto della Madre è andato oltre l’adorazione, ed è diventato una religione vivente, sostenuta da una profonda teologia, scritture, rituali, usanze e feste seguite da milioni di persone, anche ai nostri giorni. E nel Bengala, il culto di Dio come Madre ha raggiunto la forma più alta di raffinatezza culturale e di sofisticazione rituale, diventando la fede e la pratica dominante della gente. Sri Ramakrishna diceva: “Considerare Dio come Madre è la forma più pura e più alta di pratica spirituale” (bhav shuddha Matribhav, Katha shesh sadhanar). Perché l’ha detto? Perché l’amore della Madre è la forma più disinteressata e incondizionata dell’amore umano. Per un bambino basta la madre: oltre a partorire, provvede a tutto ciò di cui il bambino ha bisogno, sia cibo, protezione, tenerezza, conforto, formazione ed educazione. Vedere Dio come Madre significa considerare Dio come Colei che soddisfa tutti i bisogni della vita. È una forma di relazione molto naturale, intima e pura. Shakti è l’aspetto dinamico della Realtà ultima conosciuta come Brahman. È generalmente considerato il principio femminile. Questo principio ha due aspetti: uno inferiore, l’aspetto seduttivo, e uno superiore, l’aspetto materno. È l’aspetto materno più elevato, glorificato nel Chandi (una delle più importanti scritture sacre indiane) e nella tradizione Shakta in generale. Sri Ramakrishna diceva: “Chi è Brahman è Shakti, e Lui stesso è la Madre dell’Universo”. (Yini Brahma Shakti tini, tini i Ma). Una madre ha tre funzioni principali: dare alla luce, nutrire e prendersi cura o proteggere. È il terzo aspetto che risalta in Chandi. Dio non è uno spettatore disinteressato del dramma della vita umana. Lei è una partecipante attiva. Protegge le persone dai pericoli. Pensate alla figura cosmica di una Madre Divina che ricopre milioni di persone che protegge dai pericoli e punisce i malfattori. Questa immagine della Madre Cosmica può essere vista nel Chandi. Il vizio, il male, la crudeltà, l’ingiustizia, la sofferenza, tutto questo è reale quanto la virtù, l’amore, la compassione, la cooperazione, ecc. che l’umanità ha idealizzato e sognato da tempo immemorabile. Dharma e Adharma, virtù e vizio, sono due aspetti inseparabili della realtà e dobbiamo accettarli entrambi».

Swami Bhayanananda, Ramakrishna Ashram Argentina (www.ramakrishna.org.ar/2010/11/la-adoracion-la-madre-durga.html) 

 

 

 

Ieri mattina una donna è andata in un parco con i suoi figli, qui a Roma, quartiere Colli Aniene, non molto lontano da dove abito. Stava seduta su una panchina e guardava giocare i suoi tre piccoli bambini. Un albero, a causa del forte vento, è caduto proprio su di lei e l’ha uccisa.

Come posso accettarlo? Sembrerebbe il gioco di un dio crudele, ma non può, non deve essere così. Allora possiamo, dobbiamo pensare che un destino del genere si compie per un proposito assolutamente incomprensibile, che però non è malvagio.

 

L’ho saputo adesso, alle sei di pomeriggio di questa vigilia di Natale. Dunque, nniente festeggiamenti per me, poiché sono in lutto.

 

Stamattina avevo trascritto le belle parole di un articolo di Swami Bhayanananda, del Ramakrishna Ashram argentino: «Una madre ha tre funzioni principali: dare alla luce, nutrire e prendersi cura o proteggere. È il terzo aspetto che risalta in Chandi. Dio non è uno spettatore disinteressato del dramma della vita umana. Lei è una partecipante attiva. Protegge le persone dai pericoli… Il vizio, il male, la crudeltà, l’ingiustizia, la sofferenza, tutto questo è reale quanto la virtù, l’amore, la compassione, la cooperazione, ecc. che l’umanità ha idealizzato e sognato da tempo immemorabile. Dharma e Adharma, virtù e vizio, sono due aspetti inseparabili della realtà e dobbiamo accettarli entrambi». Ma quei tre bambini che hanno visto la propria madre morire improvvisamente?

 

La Madre divina veglierà su di loro. Può essere, deve essere così.