Prendo la Vespa e faccio il mio giretto verso la campagna, per distrarmi dai cattivi pensieri derivanti dalle cattive notizie. Guerra atomica annunciata ogni giorno, missili (che portano testate nucleari 500 volte più potenti di quella sganciata su Hiroshima), pronti a partire e a colpire le città in Europa. Crisi economica evidente, servizi pubblici allo sbando (ospedali, trasporti, manutenzione delle strade), crisi politica e istituzionale, informazione condizionata, sempre meno libera, eccetera eccetera. Però, alla borgata Cinquina, poco prima del parco della Marcelliana, fermo al semaforo rosso, mi investe un forte odore di carne bruciata. Se stavano a fà la braciola, insomma. In fondo non gliene frega niente a nessuno né delle bombe atomiche né della crisi economica, politica, sociale. Basta che se potemo fà la braciola, al limite la bruschetta. È la natura di un popolo che si rivela in questo modo. E io che mi lamento perché nessuno si interessa al teatro del Santuario di Nemi.
Anche questa cosa non importerà a nessuno, lo so benissimo. Anzi, come si dice a Roma, diranno: Non me ne può fregà de meno! Però mi è venuta in mente pensando alla carne bruciata che ho sentito stamattina, e la scrivo comunque per sfogarmi.
La grande messinscena dell’agosto è passata, e ce l’abbiamo fatta. Città vuote, desolazione… La prossima recita si farà a Natale. Quasi tutto il Natale non avrà nulla a che fare con Gesù. Grandi magnate, anche di abbacchio, cioè la carne di agnello. Che poi non c’entra niente col Natale perché è un piatto tradizionale della Pasqua, però ci sono quelli che approfittano e se lo magnano pure la sera della vigilia o al pranzo del 25 dicembre. La cosa in se stessa è orribile, se uno ci pensa un momento. Non c’è bisogno di diventare vegetariani fanatici per provare disgusto per la carne del cadavere di un agnello e repulsione per la sua brutale uccisione. Mi ricordo quella volta, verso Pasqua, andando sempre lì, al parco della Marcigliana, tra via Salaria e via Nomentana. Vidi questi agnellini meravigliosi, attaccati alle mammelle delle madri, o che in gruppo, come cuccioli di cane, correvano sui prati… Sapevo che sarebbe stati sterminati. Infatti quando tornai pochi giorni dopo non ce n’era rimasto nemmeno uno.
Per favore, non lo mangiate l’abbacchio il prossimo Natale (come niente ci arriveremo), rifiutatevi, non lo preparate e non lo fate preparare se vi ospitano.
Sì, so benissimo quale sarà la risposta di alcuni a questo mio appello: Non me ne può fregà de meno!