Ricordo il poeta Gregory Corso, il più amabile tra gli esseri umani, una sera in piazza Navona, aveva trovato un fuoco acceso in piazza Navona, forse dei giornali, può darsi che li avesse accesi lui. Ci danzava intorno, una danza per gioco, propiziatoria per scacciare i suoi fantasmi, e sì che ne aveva, Gregory, nonostante fosse un poeta famosissimo e un vero mito per alcuni, come per me ad esempio.
Per dirne una. In camera mia, sul comodino tenevo una foto di Ernesto Rossi e sul muro avevo appeso una meravigliosa poesia di Gregory intitolata Bomba dedicata alla bomba atomica, anzi alle bombe atomiche che dagli anni Cinquanta in poi scoppiavano nel Pacifico e nel Nevada e nei grandi deserti in Russia. Questa poesia consisteva in una lunga striscia di carta sulla quale le parole erano stampate formando un fungo atomico.
L’aveva pubblicata Feltrinelli in un libro, un’antologia dei poeti americani di quei tempi (Allen Ginsberg, Lawrence Farlinghetti, Jack Kerouac…), Poesia degli ultimi americani, tradotta da Fernanda Pivano. Penso che molti giovani degli anni Settanta abbiano avuto attaccata a una parete della loro stanza quella gioiosa, imprevedibile poesia. In piena contestazione mondiale di studenti e intellettuali e di chiunque avesse un minimo di cervello, che protestavano contro le esplosioni folli delle bombe atomiche e all’idrogeno cento volte più potenti di quelle sganciate in maniera assolutamente criminale su Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto 1945, questo poeta giovanissimo, un ragazzo di strada, che a New York in riformatorio aveva cominciato ad amare la poesia e che dopo era diventato amico e “allievo” di Allen Ginsberg, aveva scritto questa poesia a “favore” della bomba atomica. Cioè, non a favore, ovviamente, ma ne aveva scritto in maniera ironica, spensierata, stravagante, quasi con simpatia.
Ho ripensato a Bomba quando stamattina ho rivisto, per la centesima volta, le cosiddette “scie chimiche”.
Prima mi inquietava assai vedere queste scie che escono da aerei che sicuramente non sono aerei di linea e nemmeno aerei militari. La quota è troppo bassa. Queste scie si intersecano una con l’altra, così da formare una griglia. Dopo pochi minuti queste scie diventano una specie di nuvolaglia biancastra che avvolge il cielo. Fino a un paio di anni fa se parlavi a qualcuno di ciò che si vedeva appena alzando gli occhi, ti dicevano che eri matto, “complottista”. Anche sui giornali, e alla televisione. Ora invece e a poco a poco stanno cercando di far passare la cosa come normale, anche perché forse a Dubai hanno esagerato e c’è stato una specie di diluvio universale in pieno deserto. Ma da decenni si parla di condizionamento del clima attuato con le scie chimiche. Tutte e sempre fantasie paranoiche? Chissà. Ad un certo punto forse diranno che è tutto vero, si manipola il clima il modo, sì, non c’è dubbio, ma soltanto per evitare il riscaldamento globale eccetera eccetera. Ora hanno trovato anche il nome inglese, chemtrails, così col nome inglese siamo nella perfetta normalità, tutto va bene. Certo, nessuno può sapere con certezza cosa succede nei nostri cieli e nell’aria che respiriamo. Magari sono veramente innocentissime scie di aerei civili e militari, ma chi può saperlo?
Molti hanno cominciato a protestare perché, nel caso fosse vera tutta la faccenda, non si sa quali sostanze vengono utilizzate, che potrebbero essere nocive. Comunque i potenti e i loro “fiancheggiatori” continuano a fare finta di niente, vedremo fino a quando.
Prima mi davano angoscia, invece adesso mi sembrano rassicuranti. Qualcuno da lassù pensa a noi, vi pare poco? Non importa che magari per far piovere ci facciano respirare chissà quale immondizia chimica, ma noi siamo comunque avvelenati dalle sostanze tossiche contenute nel cibo che ci fanno mangiare, nell’acqua… perché scandalizzarsi tanto? Anzi, respiriamo a pieni polmoni. Magari queste sostanze fanno bene alla salute, e i solerti governanti di questo Paese e dell’intero pianeta pensano amorevole alla nostra salute, anche se, in ogni caso, è evidente che ci trattano come delle persone a cui non si può dire la verità, creduloni, completamente condizionati mentalmente, insomma come dei perfetti imbecilli.