20 dicembre 2024

da | 20 Dic 2024 | Diario del re del bosco

 

Roma sembra lontana, lontanissima nonostante sia a poche decine di chilometri, e questo indubbiamente assomiglia ad un piccolo paradiso dietro l’angolo di casa, e a buon mercato per giunta. Insofferente ai bagagli, agli aerei, ai traghetti, ai treni e a tutto ciò che è viaggio e vacanza e distruzione di consolidate abitudini e pigrizie, ho provato spesso a conciliare pigrizia e illusione, ad esempio in queste fughe domenicali nei dintorni di casa mia: me ne vado tra le borgate di Fidene e Settebagni, nella tipica periferia romana cresciuta a sbalzi, disordinatamente, senza alcuna ragionevolezza urbanistica, concentrata in poche centinaia di metri quadrati mentre nei grandi spazi accanto, misteriosamente bloccate le concessioni edilizie, la campagna è rimasta intatta, insinuata tra un quartiere e l’altro della città. L’effetto paesaggistico è curioso, e in un certo senso bello. Si esce di casa e ci si ritrova poco dopo tra pascoli e vigneti, e non è raro trovare un gregge di pecore in mezzo alla superstite campagna, con tanto di giovane pastore che richiama le bestie con fischi e grida, manco fossimo in Arcadia. Ed è anche comoda la situazione, perché non c’è da viaggiare: la “natura incontaminata” sta a pochi passi; e poi di domenica mattina non c’è nessuno perché gli abitanti di quegli enormi palazzi sono in gita, oppure sono rimasti in casa a riposare, a guardare la televisione, a fare chissà cosa. Nelle belle giornate mi godo il tepore del sole, sdraiato sul prato ad ascoltare il cinguettio dei passeri e sentendo la felicità della solitudine senza desideri né rancori, lontano dal mondo e dal rumore della metropoli. E se mi alzo sui gomiti, vedo gli orrendi palazzoni che sembrano quasi accordarsi al paesaggio; o forse sono io che trasfiguro ed abbellisco ogni cosa, non si sa. Comunque in questo quadratino di erba mi trovo magnificamente osservando i fiori, le piante, gli alberelli come ad esempio il sambuco (Sambucus nigra), piuttosto comune ma che testimonia una non trascurabile fertilità del terreno… Forse bisogna essere dei visionari e dei folli per vedere meravigliosa e misteriosa bellezza dove non c’è o dove ce n’è pochissima. Infatti, essendo un poeta, non potrei non essere anche visionario e folle, dico a me stesso con un certo compiacimento in un muto dialogo, ed essendolo sempre stato e probabilmente continuando ad esserlo per sempre non posso che vedere le cose a modo mio, trovando paradisi che forse non esistono, oppure esistono ma soltanto per chi riesce a vederli come tali. Sì, questa può essere senz’altro una spiegazione plausibile, rifletto con quell’aria saputella che assumo talvolta, certo antipatica, e che per fortuna nessuno sta notando, poiché sto parlando con me stesso, come fanno i pazzi e i solitari, silenziosamente, e sono completamente solo in questo pezzo di prato, tra un palazzo e l’altro, esattamente come Robinson Crusoe, ma vicino al centro commerciale di Porta di Roma.