Danzare negli edifici del lutto. Pregare all’aria aperta, sotto il sole, insieme a tutte le creature che, ignorate, fanno della loro muta esistenza un lungo credo: poiché se ballano i filamenti delle alghe – e tu l’hai visto lo spettacolo marino al di là della maschera da sub – anche i pesci multicolori si muovono al ritmo segreto del mare, del grande mare, del mare infinito. Le nuvole viaggiano veloci dentro il quadro della tua visione, ma non sto parlando di adesso: hai undici anni e con tuo fratello sei sdraiato sull’erba a guardare il cielo… ed ecco che, muto, il mondo dice la sua preghiera – che non è altro che chiedere di vivere e respirare. Descrivere ciò che non si riesce a descrivere perché è dietro alla facciata delle cose e delle creature e delle genti: il mondo incerto, invisibile, che sta davanti ai nostri occhi ed aspetta soltanto una voce. Ma questa voce non può parlare.