2 novembre 2024

da | 2 Nov 2024 | Diario del re del bosco

 

DIALOGHI IMPREVEDIBILI, sesta parte

 

Tra me e la Vespa.

«Non ti sei stancato di starmi sul groppone?» dice la mia Vespa 300 GTS.

«No, non mi sono stancato» rispondo io. Finché ce la farai, mi porterai in giro, dove voglio, quando voglio».

«Spero che almeno mi tratterai bene. Già qualche problemino ce l’abbiamo avuto per mancanza di manutenzione, cioè deplorevoli ritardi nel cambiare l’olio, di controllare le gomme eccetera eccetera. Non vorrai ridurmi come la tua precedente Vespa, la gloriosa PX200».

«No no, stai tranquilla» dico io, «sarai maneggiata e gestita e pulita come non mai. Abbiamo ancora tanta strada da percorrere insieme».

«Lo spero… Allora dove andiamo oggi?».

«Al lago di Nemi, dove sennò?».

«È proprio una mania… Comunque non mi dispiace questo viaggetto. Prendiamo il Grande Raccordo Anulare, arriviamo all’uscita della via Appia, la prendiamo, facciamo tutta la strada passando per Albano, Ariccia… poi arriviamo a Genzano e svoltiamo a sinistra e ci ritroviamo sull’orlo dell’antico vulcano, e da lì contempliamo il lago, la magnifica visione che ci ha sempre incantato. Non solo a noi due. Anche a James Frazer, l’autore de Il ramo d’oro. Solo che lui non sarà venuto in Vespa, ai suoi tempi. Avrà preso un calesse, penso. Comunque da lì cominciamo dolcemente a scendere verso il lago, guardando il lago come in una lunga carrellata cinematografica… il nostro lago, sempre silenzioso e bello. Poi oltrepassiamo il Museo delle Navi senza navi, facciamo il giro della riva e ci fermiamo alla fonte di Egeria: così bevi e ti rinfreschi la faccia nell’acqua benefica. Poi risali in sella ed eccoci finalmente alla spiaggetta. Qui ci riposiamo, io raffreddo il motore e tu ti siedi. In questo mese di ottobre, in un giorno lavorativo, non ci sarà nessuno, o soltanto i pochissimi amanti del lago che da sempre si ritrovano qui, anche d’inverno, e spariscono quando arrivano le orde dei bagnanti e dei visitatori senza rispetto, che buttano in terra le cartacce, fanno sentire le loro orrende musichette e si tuffano come fossero al mare, magari a Coccia di Morto… Stiamo un po’ lì, poi tu ti mangi il panino che ti sei portato dietro e torniamo indietro».

«Allora si parte?» domando io.

«La benzina ce l’ho?».

«Tranquilla, hai il serbatoio pieno».

«Okkey ragazzo!» dice la mia Vespa rossa fiammante, partiamo! Il nostro adorato lago ci aspetta! Non ci ferma nessuno!».