2 agosto 2024

da | 2 Ago 2024 | Diario del re del bosco

Questa idea di dare il libro La piccola dea soltanto a chi se lo merita può sembrare un tantino presuntuosa, lo riconosco. Ma ci sono arrivato alla fine di innumerevoli delusioni. Negli ultimi anni, quando pensavo che fossi arrivato davvero ad una stesura finale, ho stampato qualche copia e l’ho offerta ad alcune persone, però se alla maggior parte di queste persone non l’avessi data sarebbe stato meglio. Non ne hanno ricavato nulla, e io ho avuto l’impressione di aver donato qualcosa di troppo prezioso: lo so che sembra esagerato, ma se leggo certe cose che vengono pubblicate, mi dispiace, rimango nella mia presunzione. E non parliamo poi delle poesie! Ma perché scrivono poesie tanto brutte? Addirittura poeti di un certo “nome”. Allora ho deciso così. In fondo, chi pensa sia pura follia, può sempre leggere tante altre cose, che ci sono, magari i classici, ma La piccola dea non andrà nelle mani di chiunque. Certo, è una situazione un po’ assurda, pubblicare con un editore sarebbe certo più giusto ma dove trovarlo? E poi io degli editori non mi fido, e non mando il testo in giro, la piccola dea non va a casa di sconosciuti, voglio essere un padre premuroso. Quanti mi chiederanno il libro? Ce ne sarà uno, o due, o addirittura tre? Chissà, il numero non importa. Avere tre lettori attenti, appassionati, che mi vogliono bene e che diventano miei amici sarebbe già molto bello e mi farebbe stare molto meglio in salute (soprattutto quella mentale). Dunque, vedremo.

 

 

Una mediocrità vera, opprimente. Io penso di aver assaporato fino all’ultima goccia la vita piccolo borghese, impiegatizia. Ho abitato al Nuovo Salario per anni, in un condominio del costruttore Belisario, a via Piero Foscari. Sapete, quell’edilizia della periferia (non troppo periferica) degli anni Settanta, neo/neo/neo razionalista nel quale lo stile “moderno”, al passo con i tempi, si sposa magicamente con le ragioni economiche, col risparmio sui materiali, con le esigenze della speculazione edilizia. Tante linee squadrate, tanto cemento armato. Ho sofferto molto in quel luogo. Eppure, come sempre c’è l’altra faccia delle cose, molte persone sono felici in quel contesto. Giovani coppie con bambini, ad esempio, sprovveduti magari ignari di quella claustrofobica condizione sociale.

Un giorno di qualche anno fa, quando ancora abitavo al Nuova Salario nel condominio costruito da Belisario, una ragazza del palazzo si gettò dal quarto piano. Ma si salvò miracolosamente, pur riportando lesioni gravissime. Voleva fuggire da quel luogo. Ma non si sfugge dal Nuovo Salario, da Belisario. Ora, dopo aver vissuto per qualche anno a Val Melania, mi sono ritrovato a Montesacro, nella parte nuova, costruita negli anni Settanta, dunque non nella bellissima Città Giardino degli degli anni Trenta, cioè durante il ventennio fascista. Ora abito qui, in una strada vicino a piazzale Adriatico, in condominio di Belisario. Stesso stile architettonica, stesso cemento armato, stesse giovani coppie con bambini, felicissimi giovani inconsapevoli.

Non si sfugge al Nuova Salario, non si evita Belisario, non si può cambiare il proprio destino.