Piove, le piantine degli eroi (l’iraniano e il giudice) non hanno perciò bisogno di acqua. Mi dispiace, mi ero affezionato a questo rito quotidiano. Sono sicuro che dispiacerà diradare le innaffiature anche alla persona sconosciuta che da tempo si è assunta insieme a me questo impegno, ma che non conosco. Comunque bisognerà farlo ogni tanto e controllare soprattutto che le piantine rimangano al loro posto, cioè che non vengano rubate. Già la scorsa settimana ho dovuto comprare una nuova piantina per il giudice Amato. Le piantine che metto per lui se le fregano di solito una volta ogni tre mesi. C’è qualcuno che si sta facendo un bel terrazzo da qualche parte. Non importa. È un piacere per me occuparmi in qualche modo di lui, con dedizione, fare la sentinella al monumento di viale Jonio, fermarmi in raccoglimento. Sono sicuro che la persona misteriosa che innaffia le piantine dell’iraniano mi accompagnerebbe dal giudice, se potessi conoscerla finalmente. Così potremmo fare insieme una passeggiatina, non ci farebbe male. Senza dimenticare la piantina di Stefano, il ragazzo ucciso nel parco della Marcigliana. Il tour delle persone assassinate.
Che poi, si potrebbero aggiungere altre persone, perché no? Ad un certo punto sarebbe necessario affittare un pullman. Immagino la scena: una ventina di persone in fila per salire, io davanti allo sportello d’entrata coi biglietti da distribuire. «Prego, prego signore e signori…». Il prezzo? Da stabilire. Comunque prezzi modici. E tranquilli, con ci faccio “la cresta” sul ricavato della vendita dei biglietti. Sono sicuro che c’è qualcuno tra i miei lettori che, leggendo queste righe, subito ci ha pensato. Ammazza oh, che malfidati!