Perciò arrivando finalmente al bivio dove la strada scende a sinistra per delimitare il lago, decisi una volta per tutte: che qualunque fosse la divinità che (per ipotesi) mi accompagnava con lo sguardo, in qualsiasi modo da me immaginata e raffigurata, davvero esistente o esistente in chissà quale strano ed occulto modo, nascosta nel suo regno silenzioso e invalicabile, mi avrebbe forse permesso di raggiungerla con i miei migliori pensieri, la mia disponibilità, diciamo pure le mie preghiere, ma senza fare leva sul mio timore. Non ero disposto a credere a nessuna entità che non fosse capace di comprendere e perdonare le mie perplessità e le mie debolezze, almeno su questo non avevo dubbi. Non può esistere una divinità ottusa e ingenerosa e in sostanza peggiore di me, pensavo mentre scendevo verso la riva per cominciare il tragitto intorno al lago. Quindi sbaglierei a sentirmi minacciato o mal sopportato come un estraneo, semmai dovrei sentirmi a pieno titolo protetto e rassicurato come un figlio, amato anche senza sapere chi mi ama con benevolenza, pazienza, infinita bontà…