Mi fermo a fare benzina, lungo la strada che esce da Roma, verso la campagna vicina, per fare il mio solito giretto scacciapensieri. Da un po’ di giorni vado sempre dallo stesso benzinaio. È nata una simpatia e perciò facciamo sempre due chiacchiere tra un rifornimento e l’altro di automobili, moto, motorini, camion… Lui ha molto da fare ma tra una rifornitura e l’altra parliamo di tante cose, leggere e spiritose, ma anche di questioni serie. Lui è molto ragionevole, intelligente, e conosce un sacco di cose. Ad esempio, davanti a lui c’è un ristorante lussuosissimo dove non entra mai nessuno, però è sempre aperto. È evidente, dice, che è una di quelle attività commerciali utilizzate dalle organizzazioni criminali (la ‘Ndrangheta innanzitutto, qui a Roma, diventata potentissima negli ultimi anni), che servono per il riciclaggio di denaro sporco. Lo capirebbe anche un bambino. Ma nessuno interviene e nessuno lo fa notare, perché già farlo notare è molto pericoloso.
L’altro giorno discutevamo delle guerre che si stanno svolgendo attualmente in Europa e poco lontano, soprattutto di quella in Ucraina. Ci siamo trovati perfettamente d’accordo sul fatto che questa, come innumerevoli altre, è una guerra concepita soprattutto per le montagne di soldi che vengono guadagnati con le armi prodotte, comprate e vendute, e poi usate semplicemente per giustificare questo enorme giro di soldi che arriva a fabbricanti di armi, a militari, a politici, fino ai giornalisti che servono a creare consenso. «Certo, il cattivo invasore e il buono invaso» ho detto io, «anche se il buono invaso non mi sembra tanto buono e anzi mi sembra un invasato». «E con che faccia dicono certe cose in televisione, non si vergognano!» diceva l’amico benzinaio.
Così si inviano armi al buono (pagate dallo Stato, dunque dai cittadini) e perciò i soliti noti o ignoti fanno i loro sporchissimi remunerati affari.
Strano, pensavo tornando a casa, che lo stesso semplicissimo discorso non si veda sui giornali, in televisione, o si veda pochissimo. Pare che molti politici e giornalisti ci credano alle parole spudoratamente false che dicono (e ci credono davvero, perché sono stupidi, oppure perché sono pagati, e certe volte tutte e due le cose insieme).
E gli intellettuali? (Una volta si chiamavano così). Scomparsi, svaniti nel nulla. Se parlano, dicono quasi tutti le stesse cose dei giornalisti e politici. Ma forse sto parlando di una categoria che non esiste più.
Fatto sta che il mio amico benzinaio è molto più intelligente e onesto di politici, giornalisti e “intellettuali”. Ma forse non è strano affatto in questo mondo malato e pazzo.