14 ottobre 2024

da | 14 Ott 2024 | Diario del re del bosco

 

ALTRI ROMANZI IN MINIATURA

 

Il richiamo della foresta

di Jack London

 

Buck non leggeva i giornali, perciò non poteva sapere a quali guai stava andando incontro: un prezioso metallo giallo era stato scoperto al nord. Servivano cani robusti e col pelo folto, proprio come lui.

Strappato con la forza e l’inganno ad una vita serena, comoda ed un poco noiosa, dovette presto imparare la legge spietata del mondo: o si domina o si è dominati. Non più carezze sul muso dunque, ma feroce violenza tra i cercatori d’oro, e cioè bastonate, corda al collo ed ogni genere di umiliazioni.

Ma nella lotta per la sopravvivenza, patendo e ringhiando, Buck iniziava a trasformarsi. Sprofondando sempre più nella terribile vita della foresta, diventava cattivo, così come volevano i suoi nuovi padroni. Rispondeva agli attacchi degli uomini e degli altri cani da slitta, mentre sentiva il richiamo antico di un branco di lupi, nascosti tra gli alberi. Poi scomparve.

Questa è la storia di Buck. Ora gli indiani raccontano di un Cane Fantasma che uccide i cacciatori della loro tribù. Dalle sue spaventose fauci si leva il canto dell’infanzia del mondo.

 

 

Cuore di tenebra

di Joseph Conrad

 

Su quella barca attraccata sul Tamigi, Marlow se ne stava  seduto a poppa e raccontava. «Ho risalito un fiume lungo e tortuoso», diceva, «simile ad un immenso serpente, laggiù in Africa. Attorno a me, i lugubri segnali del caos, della follia: il suono del tamburo, che sorge dalla giungla e non si ferma mai; la presenza minacciosa dei selvaggi, nascosti tra gli alberi; la stupida frenesia dei bianchi che sognano il denaro.

Strisciavo nell’acqua e nell’aria calda e ferma, verso Kurtz, il commerciante d’avorio che era impazzito.

Quando arrivai a destinazione, all’ultimo stadio di quell’inferno, trovai un uomo vestito da buffone: in mezzo a teschi umani appesi nel vuoto, egli mi spiegò come il suo padrone avesse stregato l’intera tribù e quanto fosse stanco e malato.

Durante la notte andai a cercare Kurtz per sottrarlo al suo incubo. Lui, sdraiato nell’oscurità, mi aspettava.

La mattina dopo partimmo, ma Kurtz era pronto per morire. E morì, infatti. Io tornai in patria ed incontrai l’unica persona al mondo che lo avesse davvero conosciuto, una donna che mi disse: era impossibile non amarlo. Ed era vero. Penso che avrebbe potuto diventare un grande artista, un rivoluzionario, qualsiasi cosa. invece precipitò in una tenebra infinita».

 

 

Pan

di Knut Hamsun

 

Mi piace ricordare le interminabili giornate estive lungo i fiordi e nella foresta. L’odore delle radici e del fogliame mi riempiva di gioia. Insieme ad Esopo cacciavo tra gli alberi, poi tornavo alla mia capanna e mi stendevo sul legno a guardare il mare, le nuvole… Esopo mi stava accanto, con i suoi occhi buoni di cane.

Ogni tanto incontravo Edoarda, la figlia del medico. Veniva a trovarmi e restava in silenzio.

Un giorno m’invitò ad una gita in barca. Mi amava, non mi amava? Io le sfilai una scarpa dal piede e la gettai in acqua.

Il dottore mi diceva: «Ha un umore instabile, è capricciosa e bisognerebbe punirla». Conobbi Eva. Mi amava. Ma non pensavo a lei.

Edoarda non mancava d’incoraggiarmi ma nello stesso tempo si mostrava diffidente. Mi faceva molto soffrire. Allora decisi di andare via. Presi il fucile, accostai la canna al collo di Esopo e tirai il grilletto.

Quando salii sul battello, lei era al molo. Ma non disse niente.

Ora vado in India, in Africa, chissà dove. Io appartengo alle foreste e alla solitudine…

Documento del 1861.

Glahn è morto, è stato ucciso.

Si dimise dall’esercito e venne fino a qui, nella foresta tropicale. Beveva e faceva ogni genere di cose scandalose. Si racconta che volesse dimenticare una certa ragazza della sua terra, su al Nord.

Io lo odiavo. Mi sfidava continuamente e mi chiamava vigliacco.

Io so come e da chi è stato ucciso.