Agosto in pieno svolgimento. La solita messinscena: strade vuote, silenzio assoluto. Io e la persona sconosciuta ci occupiamo imperterriti delle piantine (tre) che stanno sotto la targa che ricorda l’iraniano Mohammed Hossein Naghdi, martire della libertà, che vado a trovare come si va a trovare un vecchio amico. Resto lì per un poco. Mi trovo bene con lui, e in genere con i morti, soprattutto con quelli ammazzati. Infatti ho comprato un’altra piantina e l’ho collocata vicino al monumento (abbastanza brutto) che ricorda il magistrato Mario Amato, assassinato da un terrorista “nero” in viale Jonio, a due passi da qui, il 23 giugno 1980.
Però i morti non interessano soltanto a me. A voi, affezionati lettori del Diario, oggi racconterò qualcosa di ciò che dissero i morti a Victor Hugo. Esiste un libro molto curioso e bello che in Italia non è mai stato pubblicato: Les Tables Tournantes de Jersey, cioè la trascrizione delle sedute spiritiche alle quali il grande Victor partecipò durante l’esilio durato circa un paio d’anni, dal 1852 al 1855, sull’isola di Jersey, nello stretto della Manica.
Eppure I tavolini parlanti di Jersey compare a pieno titolo in numerose “opere complete” pubblicate in Francia (prima fra tutte, la prestigiosa Œuvres complètes de Victor Hugo – volume IX – a cura di Jean Massin, Le Club François du Libre, Paris 1967-1969).
Hugo coinvolse in questo gioco la moglie, i figli Adèle e François-Victor, l’amico Auguste Vacquerie e innanzitutto la famosa medium Madame de Girardin, ospite per qualche tempo dell’isola. Con l’assistenza della Girardin stessa, Hugo incontrò ed “intervistò” le anime di scrittori (Chateabriand, Dante, Racine, Shakespeare, Molière, Cervantes, Balzac…), personaggi storici (Annibale, André Chènier…), entità simboliche (La Critica, La Morte, L’Ombra del Sepolcro…), parlò addirittura con le anime di Gesù e Maometto.
I dialoghi sono spesso molto belli, surreali divertenti. Le curiosità e le stranezze non mancano. Gli spiriti raccontano avvenimenti, giudicano con severità, discettano solennemente o con improvvisi guizzi di humour attorno a questioni di morale, religione e arte. Chénier descrive ciò che pensava la sua testa ghigliottinata dopo essere caduta nel cesto… Dante dice a Hugo, in italiano: “Caro mio”… Shakespeare detta alcuni suoi versi “inediti”, però in lingua francese, perché, spiega l’anima del grande bardo, “l’inglese non è lingua adatta alla grande poesia”. (La reazione di Shakespeare a questa affermazione non si conosce).
Chi sono queste voci dell’Aldilà? Anime vere di trapassati richiamate dalla potente medium in visita a Jersey? Semplicemente l’intelligenza di Hugo “quintuplicata dal magnetismo che fa muovere il tavolino” come dice il figlio François-Victor? Un gioco letterario, un passatempo del famoso scrittore che non sapeva come far passare il tempo? Forse un po’ di tutto questo.
C’è però da dire che in Oriente qualcuno (anzi no, alcuni milioni di persone) prende molto sul serio lo spiritismo di Victor Hugo. In Vietnam è stata fondata una religione (e non si tratta di una piccola setta di fanatici, ma della terza religione di quel Paese dopo il Cristianesimo e Buddismo) che considera Hugo un vero e proprio Santo. Per il Caodaismo (Cao Dai) Victor Hugo è colui che ha aperto la strada all’Uomo verso il mondo dei morti. Non dimentichiamo che lo stesso Hugo parlava di questo testo come il libro che sarebbe diventato “la Bibbia dell’avvenire”.
In Francia la raccolta delle trascrizioni delle sedute apparve molto tardi, nel 1923, a cura di Gustave Simon. Seguirono raccolte di pagine scelte, fino alla più recente (1996) per i tipi dell’editore L’école des lettres, a cura di Jean Maurel. Il testo venne accolto in alcune opere complete (ma non nella Plèiade di Gallimard). Alcuni editori hanno preferito adottare, per quanto riguarda la firma del libro, la formula Chez Victor Hugo, che sarebbe come dire: “Circolo di Victor Hugo” o “Sedute di casa Hugo”. Perché mai? Per la ragione che alle sedute partecipavano amici e conoscenti di Hugo; e anche perché, talvolta, la trascrizione delle sedute era affidata non a Hugo ma ad una di queste altre persone.
Riguardo poi agli autografi, ci sono alcuni misteri. Esistevano quattro quaderni, che sparirono per un certo numero di anni. Poi ne saltò fuori uno che è conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Gli altri tre, perduti. Pare esistano qui e là pagine mai pubblicate nemmeno in Francia, che si potrebbero recuperare e tradurre e pubblicare per la prima volta.
Nota:
In Italia non è stata pubblicata alcuna traduzione integrale del testo di Hugo, ma soltanto saggi che inseriscono stralci del testo:
- Chambers-M. Ebon, Conversazioni con l’eternità, Crisalide Edizioni, Spigno Saturnia (Latina) 2002.
Giorgio di Simone, Dialoghi con l’infinito, l’opera sconosciuta di Victor Hugo, Edizioni del Centro Studi Italiano di Parapsicologia, Genova 2001.
Una bibliografia essenziale del testo in Francia è la seguente:
Gustave Simon, Chez Victor Hugo: Les Tables tournantes de Jersey, Luis Conard Editeur, Paris 1923.
V.Hugo, Œuvres Complète (a cura di Jean Massin),Volume IX, Le Club François du Livre, Paris 1967-1969.
Chez Victor Hugo, Les Tables tournantes de Jersey, L’école des lettres, Paris 1996.