FOLLIE CITTADINE
Nei due W.C. della Stazione Termini, quelli che si trovano al piano di sotto, a sinistra e a destra del grande spazio commerciale, dal quale si accede alla metropolitana, hanno scritto sui muri una verso di Catullo, completamente sbagliato. Nei bagni riservati agli uomini e anche in quelli per le donne. Quali intenzioni avevano? E poi, chi l’avrà fatta concepita questa assurdità? Andando a cercare nei libri del grande poeta si vede che sono stati presi due versi dal Carme 70. La strofa alla quale appartengono i due versi è la seguente:
Nulli se dicit mulier mea nubere malle
Quam mihi, non si se Iuppiter ipse petat.
Dicit: sed mulier cupido quod dicit amanti,
In vento et rapida scribere oportet aqua.
Che non sarà di nessuno, dice la mia donna:
soltanto mia, dovesse tentarla pure Giove.
Dice: ma ciò che la donna dice ad un amante,
scrivilo nel vento o in acqua che va rapida.
(traduzione di Salvatore Quasimodo)
Invece hanno scritto:
QUOD DICIT IN VENTO ET RAPIDA SCRIBERE AQUA
Ma che vuol dire? Hanno tolto le parole: “Dicit: sed mulier cupido” e “amanti“, ma perché l’hanno fatto? E ora che cosa vorrebbe dire questo verso? Io non ho il coraggio di tradurlo…. E poi che c’entra nei bagni della Stazione? Io non riesco a trovare un senso. È una totale assurdità.
Però tutto ciò è meraviglioso. Ho visto però, passando da quelle parti, che recentemente ci sono stati dei lavori di ristrutturazione. Avranno tolto le scritte nei bagni? Un giorno di questi voglio andare a controllare.
Vicino alla vetrinetta dell’agenzia funebre vicino a piazza Fiume è rimasto incollato un manifesto per l’organizzazione di feste, matrimoni, battesimi eccetera. È un po’ sbiadito, però si legge bene. Probabilmente l’avevano incollato lì prima che l’agenzia per i servizi funebri mettesse la vetrinetta. Ma all’agenzia non hanno ritenuto di dover togliere il manifesto. L’avranno fatto apposta? Sono saggi uomini che vogliono esprimere la caducità dell’esistenza? Oppure, più probabilmente, nemmeno l’hanno notato, e se l’hanno notato non gliene frega assolutamente un cazzo.
Le pile esauste. Sul bussolotto che raccoglie le pile scariche c’è scritto così: PILE ESAUSTE. L’hanno scritto quelli dell’azienda comunale per la raccolta dei rifiuti, l’AMA. Ma perché non chiamarle semplicemente “scadute” o “scariche”? No, l’AMA ha deciso così. È il linguaggio della burocrazia. Completamente folle.