Sopra ogni cosa, il tuo nome.
Ma è vero anche il contrario: il mondo mi esclude, mi riduce al silenzio, mi sommerge, e il tuo nome scompare, insieme al mio.
Noi due siamo vivi in mezzo a questa battaglia tra l’essere tutto o niente, tra lo stare in cielo o sulla terra, ma così riceviamo un dono segreto, che non abbiamo mai avuto la follia nemmeno d’immaginare. Questo dono è conservato nei nostri cuori, ovviamente.
Comunque io grido il tuo nome dall’alto spartiacque, dove le voci dei vivi e dei morti s’incontrano. Sul limite dei boschi, delle radure, dei paesaggi che nessuno ha mai veramente veduto, che forse esistono o forse no: è lì che provo a cercarti. Così trovo me stesso. (Ma che me ne faccio di me stesso se non sto insieme a te?).
Grido il tuo nome, sopra ogni cosa.
Autofilologia. Fascicolo fotocopiato con testi battuti a macchina (Olivetti Lettera 22), ritrovato sotto un mucchio di volumi impolverati e (forse giustamente) dimenticati. Copertina di cartoncino verdeazzurro, titolo: Nove poesie. IL mio nome compare nella seconda pagina. Nell’ultima pagina c’è scritto: Le poesie sono state scritte nel 1986. Questa edizione, a cura dell’autore, è dell’estate 1987. «Oggi veramente ciascuno scrive solo pe’ suoi conoscenti». Giacomo Leopardi.
Segue una dedica manoscritta: a mamma e papà
Al chiarore della pelle
rispondo con un verso,
che nel canto poi tu veda
specchiata la bellezza.
La sera ferma dei bar.
Il vino nel bicchiere.
Se una donna passa altèra,
la guardo dalla luna.
Nel deserto vai cercando
bellezza di lichene,
uno scopo o una vacanza,
speranza in quattro versi.
Come nuvola il mio cuore,
è un soffio fatto verso.
Così solo prende forma
la debole illusione.
Per il bimbo questa sera
felice è tutto il mondo.
Ma da grande sarà solo.
L’inganno si rinnova.
Nei porti dove l’amore
non cessa di soffrire,
stanno gli uomini delusi.
Ma ritornano al mare.
La bellezza della rosa
si paga con dolore.
La ferita poi si cura
coi petali del fiore.
Cercammo un sogno, una meta
che costasse la vita.
Ora la meta più ambita
è godersi la sera.
Viene, va, torna lontano
La bella sconosciuta…
Ma perché non l’ho chiamata?
Coraggio solo in versi!