10 settembre 2024

da | 10 Set 2024 | Diario del re del bosco

 

Platone e Plotino erano due filosofi. Uno molto grasso, ciccione, l’altro magrolino. Come Stanno e Ollio. Il primo diceva che la realtà è un’illusione e l’altro che non è la nostra anima a stare nel corpo ma è il nostro corpo che sta nella grande anima universale. Giravano di qua e di là e si guadagnavano da vivere con le offerte delle persone che ascoltavano i loro discorsi nelle bettole, lungo la strada, nelle terme. La gente li vedeva arrivare e diceva «Ah, eccoli lì, i due filosofi, quello obeso e quello secco secco. Bella la vita, eh? Invece di lavorare, ve la cavate con qualche parolina saggia, qualche riflessione buttata là, dopo pranzo o cena, bevendo il vino insieme agli altri. Ammazza oh, che paraculi!».

(Bibliografia. Per Platone: Apologia di Socrate, Critone, Alcibiade primo, Alcibiade secondo, Protagora, Gorgia. Per Plotino: Enneadi).

 

 

Ancora caldo in questa interminabile estate. I bambini dei vicini di casa sono tornati, tra poco aprirà la scuola elementare qui vicino e, almeno per cinque mattine alla settimana, la quiete di questo luogo verrà spezzata. Si sentirà il vociare dei ragazzini all’ora di ricreazione, all’ingresso e all’uscita dalle lezioni.

Cosa avranno poi da gridare, poverini. Non sanno cosa li aspetta? Invecchieranno, moriranno.

Per abituarmi alla morte come gli asceti nei campi crematori di Varanasi, la città sulle rive del Gange, qualche giorno fa sono andato a vedere un cadavere in una clinica privata. È stato un caso. Io stavo facendo la mia solita passeggiatina verso Val Melania partendo da qui, cioè da piazzale Adriatico,  ed ero abbastanza di buon umore, non pensavo alla morte manco per niente, anzi era appena passata una bella ragazza e io ho pensato come sarebbe stato bello almeno passeggiare con lei, per tacere del resto. Ma passando accanto al cancello di una clinica privata ho visto un cartello appeso: «Camera mortuaria». Il cancello era aperto. La camera mortuaria era lì a due passi. Allora mi è venuta l’idea di entrare e vedere un morto.

Senza farmi vedere, con circospezione, ho aperto il porticino e sono entrato in un ambiente climatizzato. Si stava bene, sapete, con il caldo che c’è stato questa estate era una fortuna trovare inaspettatamente un po’ di fresco. Nella prima stanza non c’era nessuno, solo un tavolaccio. Allora sono entrato nella seconda stanza ma ancora non c’era ombra di persona viva o morta. Nella terza finalmente ho trovato un corpo ricoperto da un lenzuolo, povera cosa messa in un angolo, mucchietto di ossa che sporgevano dal lenzuolo. Era un corpo piccolo, di una persona anziana, ho pensato. I vecchi li portano qui a morire, molto spesso. Non c’era una candela accesa, un fiore, non c’era niente. Ho alzato il lenzuolo: era una donna molto anziana, una ex giovane, una ex bambina, una ex neonata.

Io mi sono fermato a pregare a modo mio.

 

 

 

Mi chiedo che cosa penseranno quelli che, a Capodanno di quest’anno, hanno augurato Buon Anno a coloro che poi sono morti, per improvvise malattie, incidenti stradali eccetera. Io direi di usare maggiore cautela, al prossimo Capodanno 2025. Suggerisco sì di festeggiare, ballare e fare le solite minchiate, però quando arriva mezzanotte sarà meglio dire, mentre si brinda con l’amico del cuore «Ti auguro tante cose belle, anche perché te le meriti. Però c’è l’eventualità che potresti morire. Non vorrei portare sfiga con questo mio augurio. Se morirai, i tuoi amici non devono prendersela con me. Io la buona volontà ce l’ho messa, sono stato sincero. Spero che tu non muoia, davvero, e che quest’anno sia migliore dell’anno precedente che, con molta probabilità, è stato un anno di merda. La nostra vita, tu lo sai, è in mano a Dio, agli Dei, al Caso, al Fato, e chi lo sa? Basta un attimo e sei fregato. Però la morte non è detto che sia una sciagura, e forse non è nemmeno la fine della vita ma soltanto l’interruzione di un viaggio che continua altrove. Invece di fare auguri sconsiderati e superficiali, cura la tua anima. Pensa meglio di come solitamente pensi, svuota la tua testa dall’immondizia che entra dentro in continuazione e riempila invece di pensieri come fiori. Non odiare il tuo prossimo, non dico di amarlo ma cerca di sopportarlo. Fai entrare la luce in te, ma dov’è questa luce? Soprattutto nell’amore, ecco dov’è, imbecille. Fai i tuoi brindisi, festeggia, spara quel cazzo di petardi che fanno spaventare i cani e gli uccellini, ma poi torna a casa e non pensare solo alle porcate del sesso. Fai astinenza la notte di capodanno, inizia il nuovo anno con un atto di meditazione e raccoglimento e rinuncia ai piaceri. Ti farà bene, vedrai. E pensa alle persone che non ci sono più, a quelle che hai amato e che prima o poi raggiungerai. Forse ti stanno aspettando, non lo sai? Riesci a immaginare la felicità del ritrovarli se tutto ciò è vero? Sarebbe una felicità immensa, che durerebbe in eterno… Dunque ti auguro di non crepare improvvisamente e di vivere con maggiore consapevolezza. Allora Buon Anno, carissimo, tanti auguri e speriamo di ritrovarci qui… Altrimenti, pazienza… Ma prendila con calma questa faccenda della morte, e non voltare lo sguardo se passa un funerale. Ricordi quel celebre verso di John Donne? “…And therefore never send to know for whom the bell tolls. It tolls for thee”. (“E allora non chiedere mai per chi suona la campana. Suona anche per te”)

Ciao, arrivederci al prossimo Capodanno (se non moriremo).