Prego i miei lettori di ascoltare lo sfogo di una giovane donna, mia amica, appena arrivata dall’Inferno.
«Tu, dio terribile» dice lei, sdraiata sul letto, «hai di nuovo visitato la mia casa, sei venuto ancora a deludermi, ad infangarmi, a dissuadermi dal voler vivere, a piegarmi, a umiliarmi, a farmi male, ad uccidermi quasi e a lasciarmi mezza morta all’angolo di una strada: sì, laggiù, in quella fetida strada di periferia, ubriaca e piena di pasticche… là, sola, perduta, purtroppo non ancora morta ma viva solo per poter ancora soffrire…». Prende un momento il fiato. «Vieni da me adesso, perfido dio dell’amore, Eros, che strazi il cuore degli umani e delle donne, commuoviti almeno un poco, almeno per assistermi dopo che mi hai quasi ammazzato. Io voglio guarire. Sì, adesso, appena sveglia e ancora viva, questa mattina, ancora a letto, e chissà chi mi ci ha portato. Io ricordo soltanto la strada schifosa, il marciapiede puzzolente… ma stamattina voglio provare ancora a respirare. Sono ancora viva e posso riposare ancora nel tepore del letto. E se guardo fuori dalla finestra vedo il sole, un bel sole, e così… così potrei uscire di casa e andare a passeggiare, se lo voglio, se veramente lo voglio… Ma non ho la forza… Però devo sforzarmi, perché sono ancora viva dopo ieri sera, quando volevo morire in quell’angolo di strada brutta, sporca, di notte… E poi per chi? Per cosa?… Proprio non posso, non ce la faccio a sopportare… Lui non mi vuole ed è come se la vita mi avesse detto: tu non sei degna, io ti escludo, tu devi morire… Ma no, non m’importa, non m’importa più di niente, devo soltanto alzarmi da questo letto e dimostrare a me stessa che sono capace di continuare a vivere… Sì, sì, devo alzarmi e andare a passeggiare perché la voglia di vivere, mi è stato detto, sempre ritorna come un meccanismo che non si arresta… Io voglio soltanto piangere ancora perché è bello piangere e consola il cuore… Ma poi devo alzarmi da questo letto, oh certo. Infatti adesso, la sottoscritta, Marina S,. decide di tirarsi su dal letto, si alza e si fa addirittura una doccia, per quanto possa sembrare difficile, e poi si mette addosso il vestito più bello e se ne va in giro per le strade della sua città… e così le amiche le diranno vedendola passare: «Ma guardate Marina… sì, Marina… che se ne va tranquilla e felice per la città, dopo quello che è successo».
È rimasta sdraiata, Marina. Ora si alza un poco sui gomiti e si osserva nel grande specchio dell’armadio. Si trova sciupata, brutta… Pensa al coro immaginario delle amiche: «Ma guardate Marina. Quanto è tranquilla, ma guardate quanto è felice!».
Si distende di nuovo sul letto. Non ce la fa ad alzarsi. «Quanto sto male, porca miseria» dice piangendo, «sto proprio male!».