10 dicembre 2024

da | 10 Dic 2024 | Diario del re del bosco

 

Forse siamo già morti senza saperlo (plurale maiestatis, sto parlando di me).

Non ci sono più le case degli amici scrittori, al rione Monti, piene di libri fino all’inverosimile, case fatte di libri, di vecchie stampe, foto attaccate nei pochi spazi lasciati liberi. Poi un angolo con la scrivania e una vecchia macchina da scrivere. E una cucina piccola ma dove ci si stringeva e si stava vicini a cenare, a parlare, a scherzare e, se ben ricordo, a bere non poco. Scrittori che potevano vivere con collaborazioni ai giornali, alla Rai, per articoli, recensioni che non erano pagati moltissimo ma che permettevano di campare dignitosamente. Penso a Giuseppe Saltini, a via Panisperna, a Pietro Cimatti, a via della Polveriera. Se li chiamavi dalla strada, aprivano la finestra e ti dicevano di salire, oppure scendevano loro per fare una passeggiata lungo le strade dell’antico rione. Ma ora non ci sono più gli amici scrittori, sono morti, e anche il vecchio rione è morto, a anche la sua anima, che era stata quella per secoli: l’anima popolare, dei veri monticiani, delle botteghe di falegnameria e dei panettieri è stata annientata e sostituita da un’anima commerciale, fatta di piccoli negozi di cianfrusaglie turistiche, orribili, e negozi che non so come definire che vendono robaccia da mangiare per i turisti, queste formiche che sembrano oscurare tutto con la loro presenza asfissiante. Vengono qui a vedere il Colosseo, le strade del vecchio rione rifatte e ripulite, ma come si rifanno e si ripuliscono le facce delle vecchie puttane. Fuori si vede, camminando lungo via del Boschetto o via dei Serpenti, il restauro superficiale, in stile cartolina, ma è tutto falso. Le case sono dei ricchi, a cui piace immaginare di vivere nel vecchio rione Monti, che però non esiste più, ma loro poverini non lo sanno, hanno sborsato un sacco di soldi per abitare un luogo immaginario. Che poi molte di queste case sono affittate, non ricordo il termine che si usa, per alcuni periodi, così questi turisti risparmiano, ché in un albergo pagherebbero di più.

Stessa cosa è capitata a Trastevere, e nei dintorni di Campo de’ Fiori, insomma nella Roma del centro storico. E questo sta capitando, ed è già un processo in corso da tempo e che nessuno può fermare, nei centri storici di tutte le città europee. Se uno va a Parigi, è la stessa cosa. Montmartre, il Quartiere Latino, sono rifatti alla vecchia maniera, per i turisti, ma quei vecchi quartieri non esistono più. È qui c’entra anche la logica del restauro che domina in questo ultimi anni, che fa tornare l’edificio a “come era prima”, appena costruito. Così tolgono le “rughe” dai palazzi, i colori sfumati, i segni del tempo che costituivano almeno la metà della bellezza di quegli edifici. Lo fanno con le chiese, e anche con i dipinti. Li rimettono a posto, e li rovinano. Per fortuna il tempo ricomincerà a lavorare, perciò a poco a poco le “nuove” case, le “nuove” chiese”, a poco a poco ridiventeranno vecchie, e così i dipinti. Basta aspettare.

Chissà, anche il vecchio rione Monti tornerà a deperire, a invecchiare. E i turisti, trovando un quartiere vecchio e deperito, se ne andranno, le case perderanno valore e così torneranno gli abitanti veri, le botteghe degli artigiani per gli oggetti materiali e non virtuali e inesistenti. Conosco un orologiaio a via Urbana. Lui nemmeno si è mosso, non ha bisogno di tornare, tranquillamente lascia che la corrente gli scorra davanti e si porti via tutto ciò che prima o poi deve scomparire.

Il tempo, e la morte, fanno il loro mestiere, è giusto così. Poi c’è sempre qualcosa e qualcuno che rinasce.